Navaja

03 Maggio 2017 Autore : 

La Spagna vanta una tradizione coltellinaia ricca e ben radicata, soprattutto in città come Toledo, Albacete, Ciudad Real, Granada, Jaén, Valencia, e Siviglia, le cui lame sono note in tutto il mondo.

Durante gli scavi archeologici condotti in questi luoghi vennero ritrovate numerose tipologie di coltelli risalenti al XVI secolo: da quelli a lama fissa, spade, daghe e coltelli chiudibili. Tutti questi strumenti ebbero un ruolo fondamentale nella vita a bordo dei galeoni: ogni marinaio aveva il suo coltello personale, come strumento versatile di utilità quotidiana, come ad esempio le navajas, che in quel secolo venivano regolarmente indossate alla cintura.
Il termine Navaja (pronunciato na-vah-ha) deriva dal latino novacula, che vuol dire rasoio.
Questo tipo di coltello è stato chiamato con vari nomi, a seconda delle regioni e talvolta in base alle sue dimensioni: in Andalusia veniva chiamato mojosa (da mojar, bagnare), la chaira (trincetto), la tea (fiaccola); a Siviglia, le navaja di grandi dimensioni venivano chiamate santolio, dalla contrazione della parola spagnola "olio santo". Il nome era un chiaro riferimento ad oli o unguenti applicati durante l’estrema unzione, poiché si credeva che un uomo che si trovava a scontrarsi con questo coltello andasse incontro a morte certa.

Proprio per la sua struttura e design della lama, ideale per inferire colpi di taglio e di stoccata, la navaja si è rivelata nei secoli successivi un’arma molto versatile per il combattimento corpo a corpo, grazie anche alla facilità di porto e di occultabilità consentito da questo coltello chiudibile. Tutte queste caratteristiche hanno reso questo coltello molto popolare in tutte le regioni della Spagna, senza distinzione di ceto sociale o credo politico di appartenenza, anche se l’utilizzo della navaja veniva frequentemente associata ai barateros.

"Navajero" Carlson Library - University of Toledo

 

Antonio Medina's oil canvas

L’aumento della popolarità di questo coltello è avvenuto in un periodo storico di restrizione dell’uso di spade e armi da taglio, da parte di numerosi editti che si susseguirono nel XVIII secolo. In particolare, entrò in vigore, su disposizione del marchese de la Mina -governatore militare spagnolo della Catalogna – l’editto del 29 mag 1750 , che vietò il ponavaja-albaceterto di armi bianche e coltelli da punta (così come di tutti gli strumenti atti all’offesa alla persona), ad eccezione di alcune caste (come ministri, ufficiali della Real Hacienda o Intendencia, ufficliali di polizia, magistrati, nobili e così via, per i quali esistevano restrizioni sulla tipologia di lama per la quale era consentito il porto). Ma come spesso accade, l'imposizione di leggi che limitarono il porto di coltelli, in Spagna come nel Regno di Napoli e nel sud Italia, non fece altro che aumentare la popolarità di questi coltelli soprattutto perché intimamente connessi con la cultura e la tradizione di questi luoghi.

I primi coltelli non erano dotati di alcun sistema di blocco della lama, ed erano progettati principalmente come strumenti di utilità o da lavoro, che potevano essere comodamente portati (sia in modo esposto che occulto), successivamente – nella prima metà del ‘800 - venne adottato il sistema di blocco a scrocco (chiamato così per il suono caratteristico prodotto dall’apertura della lama).

La navaja era realizzata con diversi stili di lama ed impugnatura, che variavano in funzione della regione d’origine. Questo coltello è caratterizzato da un’impugnatura sottile rispetto ad una lama relativamente larga e curva. Molti modelli riportano la tipica clip point, dalla quale molti storici ritengono che il famoso bowie americano abbia tratto l’ispirazione.
Generalmente le lame era realizzate artigianalmente in acciaio al carbonio forgiato, grazie alla lunga storia e tradizione artigianale spagnola. Il coltello tradizionale era tipicamente dotato da un’impugnatura in legno, corno, osso, rame o ottone traforato e rinforzato con acciaio verniciato o ottone, fino ad arrivare ad esemplari più pregiati realizzati con materiali più costosi intarsiati con argento, avorio e persino oro.

Nonostante i divieti ufficiali imposti dagli editti che si susseguirono in quei secoli, la navaja è divenuta popolare, sia come strumento di utilità, ma soprattutto come simbolo di lotta dei guerrieri spagnoli che si sono opposti all’invasione napoleonica e all’occupazione della Spagna nella guerra d’Indipendenza dal 1808 al 1814.
Durante tutto questo secolo in Andalusia la navaja divenne emblema e tradizione del combattimento corpo a corpo, in seguito sistematizzato come arte di scherma che in quegli anni era adottata dai barateros; celebre è infatti il trattato del 1849 “Manuale del Baratero” in cui vengono riassunte le tecniche di maneggio della navaja.

`Introduccion Al Estudio De La Cuchilleria Artistica De Albacete' by Jose Sanchez Ferrer

Tuttavia, in Spagna il porto di questa lama tradizionale non era esclusivo dei criminali, e durante la prima metà del XIX secolo, la navaja è stata impiegata dagli spagnoli di tutte le classi sociali, comprese quelle più agiate come il clero e l'aristocrazia. La prova di questo si basa su collezioni museali di esempi antichi intarsiati e decorati con materiali costosi e con un livello di manodopera che potevano essere state commissionate solo dalle classi superiori.

 

BIBLIOGRAFIA

Pablo Pérez-Mallaína. Spain’s Men of the Sea, p.221. Johns Hopkins University Press, Baltimore, 1998.

James Loriega. Sevillian Steel: The Traditional Knife-Fighting Arts of Spain. Paladin Press, Boulder, 1999.

Manuale del Baratero: ovvero l’arte di maneggiare la navaja, il coltello e le forbici dei gitani – Quaderni di Scrima - Planetario

BAENA del ALCAZAR, M.: Estudios sobre Administración en la Espaia del siglo XVIII, Madrid, 1968
OLMEDIA y LE~N: Elementos de derecho publico de la paz y la guerra, Madrid, 1771

LA POLITICA DE ORDEN PUBLICO EN CATALUNYA EN LOS AÑOS CENTRALES DEL SlGLO XVlll Felipe- José de Vicente Algueró

 

  • Social network:

Ultimate Knives & Gear

Il portale dedicato al mondo dei coltelli industriali ed artigianali di tutto il mondo.

Tutti i contenuti delle recensioni sono protetti da copyright e sono di proprietà intellettuale dell'autore, nonchè della rivista su cui vengono pubblicati. E' pertanto vietata la riproduzione, anche parziale, di testi ed immagini senza l'autorizzazione scritta da parte dell'autore.