Seme Maasai

12 Gennaio 2018 Autore : 

Il Seme (ol alem), o spada dei leoni, è l’arma che il Maasai adulto porta costantemente al suo fianco. Si tratta di una spada corta leggera con lama di forma lanceolata, a doppio filo di taglio e fatta, in tempi recenti, in acciaio armonico.

Il Maasai usa questa lama per vari scopi: macellare la carne, lavorare il legno, tagliare e pelare la frutta ma anche come arma da difesa.

Il popolo Maasai

Prima di parlare di armi Maasai è bene spiegare l’identità e le usanze di questo popolo. I Maasai sono un popolo nilotico che vive sugli altopiani intorno al confine fra Kenya e Tanzania. Considerati spesso nomadi o semi-nomadi, sono oggi anche allevatori transumanti, e spesso addirittura stanziali (soprattutto in Kenya). La transizione a uno stile di vita stanziale si accompagna a quella dall'allevamento all'agricoltura come fonte primaria di sostentamento; questa trasformazione è evidente nei clan Maasai kenioti come Kaputiei, Matapato e Kikunyuki, e in Tanzania presso gli Arusha.   

I Maasai sono tradizionalmente pastori, e la loro cultura gravita attorno alla cura del bestiame. Sono stati semi-nomadi per generazioni: seguivano le piogge stagionali dell’Africa orientale e spostavano le loro mandrie da un luogo all’altro per permettere all’erba di ricrescere. Il loro stile di vita era reso possibile da una gestione comunitaria della terra, che garantiva a tutti libero accesso all'acqua e ai terreni da pascolo.

L’allevamento ha sempre giocato un ruolo centrale nelle loro vite. "Secondo la nostra filosofia tradizionale, la terra non appartiene a nessun individuo: appartiene ai morti, ai vivi e a coloro che non sono ancora nati", ha dichiarato il Maasai Joseph Ole Simel.

Il bestiame è la base dell’economia dei Maasai, fornisce loro il cibo e costituisce la ricchezza anche per pagare le loro spose. La ricchezza di un uomo viene ancora oggi valutata in termini di bestiame e figli. Individui, famiglie e clan stringono legami intimi regalandosi o scambiandosi capi di bestiame. I Maasai allevano non solo bovini, ma anche capre e pecore.
Carne cruda, latte e sangue animale erano la base dell’alimentazione tradizionale. Negli ultimi anni i Maasai sono diventati più dipendenti anche da alimenti come il mais, il riso, le patate e il cavolo.
Mentre sappiamo che il bestiame costituisce la loro fonte primaria di cibo per i Maasi, è molto meno conosciuto il fatto che osservano delle regole precise che ad esempio vietano loro di consumare latte e carne nello stesso giorno. Esiste anche un taboo che vieta di mangiare pesce.



I Maasai parlano il "maa", da cui il nome dell’etnia che è da loro pronunciato Maasai. La lingua appartiene al gruppo delle lingue nilo-sahariane ed è dello stesso ramo delle lingue dei popoli nilotici quali i Pokot, i Dinka ed i Nuer. I Maasai sono il popolo nilotico che, in Africa, vive più a meridione. Oggi sono divisi in dodici clan primari.
I Maasai sono monoteisti e credono in Enkai, dio che si rivela con colori diversi a seconda dell’umore. Dio è nero (narok) quando è bonario, rosso (nanyokie) quando è irritato. La vera natura di dio è difficile da capire, ma si sa che dio è soprattutto parnumin, il Dio dai tanti colori, e cioè una realtà complessa. Dio ama gli esseri umani e li aiuta in caso di bisogno. In questo, dio è aiutato da una serie di esseri spirituali, alcuni dei quali sono da lui mandati a seguire le vicende umane.

Spade, foderi e cinghie per spade

L’adulto Maasai appartiene ad un gruppo distinto in termini di età che ne determina lo stato sociale. All’età compresa tra i 15 e 21 anni I giovani Maasai, chiamati layok, sono iniziati allo stato di giovane maschio virile, chiamato moran, ed è a questo punto che gli viene permesso per la prima volta di portare la spada.



Le spade non sono molto comuni tra i Massai che abitano le regioni più a nord dell’Africa orientale, sebbene lo storico Baker descrive una spada o lungo coltello nel suo trattato del 1866 sui Lotuxo, una popolazione Maasai del Sudan del sud. Ad ogni modo, prendendo come esempio la classica spada Maasai, il seme, chiamata ol alem, con il suo fodero in pelle rossa ed una lama dalla forma elegante, armi molto simili a questa sono state trovate in un’ampia fascia dell’Africa orientale dal Victoria-Nyanza ad ovest fino alla costa Swahili ad est. Tali spade sarebbero normalmente usate come armi da taglio.
La spada antenata dell’attuale seme (ol alem) Maasai, può essere classificata in tre tipologie, ossia lunghe, medie e corte spade, basandosi su una scarsa documentazione che attribuisce l’uso di uno specifico tipo in funzione dell’età e classe sociale di colui che la porta.
Lo storico Leakey riporta che tra i Kikuyu la spada dei guerrieri (ruhiu rua Njora) era più lunga e sottile di quella comunemente portata dai più anziani. Inoltre asserisce che i Maasai stanziati nelle aree adiacenti alle zone abitate dai Kikuyu del sud commissionavano le loro spade solamente ai fabbri Kikuyu. Ad ogni modo, il trattato dello storico Nerker conferma che i kunono, I fabbri Maasai, costruivano spade e che è possibile distinguere tra queste e le armi costruite dai fabbri Bantu.
La sezione trasversale di una spada fatta dai kunono dei Maasai Kisongo appare come un rombo asimmetrico mentre la spada di manifattura Bantu è virtualmente simmetrica. Entrambi i tipi di spada mostrano una cresta mediana lungo tutta la lunghezza, e tale caratteristica è tipica di tutte le altre armi della regione.

In tempi recenti alcuni machete (Pangas) sono stati importati dall’Inghilterra e la loro lama ha formato la base con cui i fabbri Maasai hanno prodotto spade nel vecchio stile. La principale differenza tra spade vecchie e attuali è che le lame di quest’ultime sono completamente piatte mancando qualsiasi sorta di cresta mediana. Inoltre l’impugnatura rivestita in pelle delle spade recenti è morbida e liscia all’opposto delle impugnature delle vecchie spade che spesso avevano delle scanalure o costole per aumentarne la presa.

La produzione dei foderi delle spade e delle relative cinture era un processo complesso. Strisce di una parte particolare del cuoio di bue erano erano selezionate dall’artigiano in accordo al suo cliente, in base alla dimensione della spada. Allo stesso modo venivano scelte due stecche di legno per formare l’armatura del fodero. Il cuoio era quindi lasciato nell’acqua ad ammorbidirsi. Nel frattempo le due stecche di legno erano modellate in modo da lasciare un leggero labbro alle estremità dell’apertura (dove entra la spada), e rastremate in quel punto. Sottili stringhe di tendine erano quindi annodate attorno alla punta, portate a circa due terzi verso l’alto e poi al centro del fodero, poi passate diverse volte attraverso le stecche di legno, assicurando nella loro posizione finale un piccolo lembo di pelle che forma la base dell’occhio  attraverso il quale la cintura sarebbe infine passata. Del filo era poi fatto correre fino all’estremità del fodero dove era avvolto diverse volte attorno alle stecche di legno, poi annodato e tagliato. A questo punto il passo successivo era di creare delle decorazioni a sbalzo che si possono vedere nei vecchi foderi. Piccoli pezzi di stringhe erano disposte come raggi di luce sulla superficie del legno formando una composizione che poteva irradiarsi dall’estremità superiore verso il basso, ed un'altra dal basso verso l’occhio della cintura.

Il cuoio ammorbidito dall’acqua era disposto su di una tavola ed il fodero posto su di esso. L’artigiano calcolava esattamente dove tagliare il cuoio in modo che fosse giusto sufficiente perché i due lati potessero incontrarsi una volta tirati dal filo che li avrebbe uniti avvolgendo il fodero. A questo punto iniziava la cucitura della pelle lungo la linea centrale del fodero avendo cura di creare l’occhio per il passaggio della cintura. Una volta completata la cucitura, il cuoio era lasciato ad essiccare, in modo da tendersi ed aderire al legno, mettendo in rilievo la sottostante composizione di stringhe e/o decorazioni a sbalzo.

Il fodero era infine colorato con un pigmento rosso. I Kikuyu usavano un estratto di una radice del gakaraku kairu mescolata con acqua, succo di zucchero di canna e soda (Leakey, 1977). Gli Elgeo ottenevano un pigmento simile dal gambo di una pianta (chesalei) che veniva masticata, poi sputata e mescolata con cenere (Massam, 1927). Il tocco finale per dare estetica al fodero poteva essere l’aggiunta di un bottone di metallo o moneta all’estremità inferiore del fodero, avvolgendolo con filo di ottone ed in certi casi aggiungendo alcuni pezzi di catena o la coda di una scimmia.

Quando il giovane moran inseriva la spada nel fodero per la prima volta, la lama tagliente tagliava alcune stringhe di tendine usate nella prima parte della costruzione del fodero e questo simboleggiava la perdita di verginità dell’arma e l’unione della stessa al guerriero.
La cintura di supporto del fodero con la spada, a volte lavorata a sbalzo e adornata di perline, è una caratteristica dei Massai e Kikuyu. La cintura era un laccio di pelle morbida passato tra l’occhio praticato sul fodero e la linea di cucitura mediana. La spada nel suo nuovo fodero erano portati sul fianco destro del moran come simbolo del suo stato sociale.

Altre armi

Oltre al seme i pastori e guerrieri Maasai hanno a corredo anche una lancia e a volte un bastone da lancio chiamato rungu.

La lancia è l’arma del pastore per eccellenza. Egli la usa per difendere il bestiame, la comunità e se stesso da animali predatori ma anche ladri di bestiame. Vista la varietà di lance, risulta spesso difficile determinare l’origine di una lancia, ossia il gruppo tribale che l’ha prodotta o quale gruppo etnico generalmente la usa. I fabbri Masaai hanno prodotto per anni lance in diversi stili allo scopo di soddisfare le esigenze dei loro clienti su una vasta area di utenza e i gusti di questi clienti sono inoltre cambiati nel tempo.
La lancia dei Turkana (akwara) può essere lunga fino ad due metri e mezzo e comprende una lunga sezione superiore fatta come una lama ed una sezione inferiore fatte in ferro. Tali sezioni sono incassate all’interno di una corto bastone centrale fatto in legno di acacia ed assicurate ad esso mediante cera indurita. La corta lama affilata a forma di foglia è inserita in un sottile fodero di pelle quando non usata. Ogni Turkana nella sua capanna ha almeno una spada di riserva fissata sul tetto e coprente la capanna da un’estremità all’altra. La sua punta tagliente  è rivolta verso l’ingresso, pronta per essere usata nel respingere un intrusione. La Turkana è la lancia del maschio adulto e gli viene offerta, dopo l’iniziazione, quando ha ottenuto lo stato di guerriero. Prima dell’iniziazione, egli è armato di una lancia più corta usata per proteggere gli animali domestici dagli animali selvatici herds.

Nel Sudan del sud una lancia simile, della stessa lunghezza, ma con una più ampia sezione a forma di lama è caratteristica dei Dinka e Shilluk. La sezione inferiore della lancia è abbellita con penne di struzzo. Due o tre lance più piccole sono spesso portate dai Dinka e si distinguono in tre forme where dove la lama finisce prima di unirsi al bastone centrale: forma di cuore, forma di cucchiaio, forma di pala.



Il rungu è un bastone o mazza da lancio che ha un significato simbolico in certe culture tribali dell’Africa orientale. Esso è specialmente associato ai moran Maasai (maschi guerrieri) che lo hanno usato in passato sia nella caccia che a scopo militare. In quella parte dell’Africa è un oggetto comunemente ricercato dai turisti come souvenir.



I rungu sono tipicamente lunghi 45–50 cm (18–20 inches) con un lungo manico sottile per favorirne la presa e un pesante rigonfiamento sferico all’estremità superiore che lo rende simile ad altri oggetti a forma di clava come il shillelagh irlandese o il knobkierie del Sud Africa. Nella cultura Maasai il rungu è un importante emblema dello stato di guerriero per i giovani maschi.

Bibliografia:
African arms and armour - Christopher spring  
Maasai-association.org
Foto tratte dal web

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